Il Luogotenente Ernesto Riccardi di Netro
Alla battaglia di Goito del 30 maggio 1848, nel momento in cui la brigata Guardie oppressa dal numero si ritira, il luogotenente Ernesto Riccardi di Netro, che comandava la settima compagnia, si slancia avanti per proteggere la ritirata.
Era seguito da 50 a 55 soldati e dagli uffiziali Lajolo, Balbiano e Rovereto.
La brigata Guardie era già lontanissima, allorchè Riccardi si dispone a raggiungerla, e comanda a suoi soldati, stesi in bersaglieri, il fuoco in ritirata.
Un caporale viene allora ad avvertire Riccardi che la compagnia era girata ed attorniata: Ebbene, mio caro, risponde questi con ammirabile freddezza, bisogna battersi sino all'ultima estremità! –
Un pericolo imminente li minacciava, perchè erano circondati da cacciatori tirolesi e dal reggimento di fanteria Geppert.
Riccardi prende un fucile, ed alla testa di questo pugno di valorosi tenta aprirsi un passaggio attraverso le file nemiche.
E già stava per varcare la linea dei loro esploratori, quando un soldato del reggimento Geppert, di una corpulenza gigantesca, s'avanza sopra di lui colla baionetta incrociata; Riccardi, che non aveva il fucile carico, glielo vibra addosso in guisa di giavellotto, lo colpisce in pieno petto e lo rovescia a terra; in questo momento una palla viene a colpire il pomo della sua spada e vi resta incastrata; un secondo colpo è diretto contro di lui, ma va a colpire Balbiano; Riccardi si precipita verso il suo camerata e tenta trasportarlo fuori della mischia, ma Lajolo e Rovereto cascano mortalmente feriti ai suoi fianchi; egli mede simo è ferito da una palla che gli spezza l'indice della mano destra, ma non perciò cessa di pensare alla salvezza de'suoi soldati, e confidando alla loro carità la cura de' suoi amici feriti, i quali son posti in mezzo della compagnia, loro indirizza alcune generose parole, ed eccitandoli ad un estremo sforzo, si scagliano disperati tra le file nemiche, si aprono un varco, e sono tutti bastantemente fortunati per sfuggire al nemico.