LA CIRCONCISIONE
Cerimonia religiosa presso i Giudei che consisteva e consiste nel tagliare il prepuzio ai fanciulli maschi, otto giorni dopo la loro nascita, o agli adulti, che volevano o vogliono professare la giudaica religione.
Questa cerimonia ebbe principio da Abramo, cui Dio la prescrisse come segno dell'alleanza fatta con questo patriarca, (Genes. c. 17. v. 10.) l'anno del mondo 1208. Abramo si circoncise all’età di 99 anni, nonché circoncise suo figlio Ismaele e tutti i suoi schiavi e dopo divenne ereditaria. Dio ne confermò il precetto a Mosè, (Exod. c. 11. v. 44. 48.).
Tacito parlando dei Giudei (histor. l. 5. c. 5.) confessa, che la circoncisione distingueva i Giudei da tutte le altre nazioni, anche S. Girolamo, ed altri fanno la stessa osservazione.
Celso e Giuliano dissero, che Abramo aveva imparato dagli Egiziani l’arte della circoncisione; che non fu dunque un segno distintivo del popolo di Dio. Hanno detto lo stesso il cavaliere Marsham, le Clerc, ed altri, fondati su qualche testo di Erodoto e Diodoro Siculo.
Mosè parti d'Egitto senza circoncisione, presso i Giudei coi soli maschi; presso altre nazioni si effettuava anche alle femmine.
Presso gli Egiziani fu rito praticato soltanto dai sacerdoti, geometri, astronomi e per i dotti della "lingua geroglifici" come attestano s. Ambrogio, Oriene, s. Epifanio, e Giuseppe ebreo che citato da Eusebio (Praep. Evang. l. 9. c. 27.) assicura che Mosè insegnò la circoncisione ai sacerdoti egiziani. (Ved. Spencero de legib. Haebreor. lib. 1. c. 4 sect. 4.).
Lasciamo altre inette riflessioni dei ridicoli filosofastri, non essendo dalla legge prescritto nè il ministro, nè lo strumento della circoncisione, chiunque poteva farla e con qualsiasi strumento, alcuni si servirono anche di acute pietre.
Sotto i re della Siria i Giudei apostati tentarono di cancellare in se stessi il segno della circoncisione, come si narra nel primo dei Maccabei (c. 1. v. 16.) e lo conferma anche Giuseppe Flavio (Antig. Judaic. l. 12. c. 6.), cioè si formavano un finto prepuzio.
Sembra, che s. Paolo sospettasse di questo anche riguardo ai Giudei convertiti, (1. ad Cor. c. 7. v. 18.), S. Girolamo, Ruperto ed altri negano la possibilità del fatto e credono, che la circoncisione non si possa cancellare; ma Celso, Galeno, Bartolino ed altri stimano invece che è possibile.
La circoncisione, oltre l'effetto fisico sopraccennato, ebbe altri effetti morali. Ricordava essa ai Giudei la loro origine dal padre del credenti dal cui seme, come da radice, doveva nascere il Messia, rammentava loro la fede di Abramo, per credere nelle promesse divine.
Secondo Mosè, (Deut. c. 30. v. 6.) la circoncisione della carne era un simbolo di quella del cuore e giusta s. Paolo (ad Galat. c. 5. v. 5.) obbligava i circoncisi all'osservanza della legge e finalmente era figura del battesimo.
In questo senso e non altrimenti si può considerare per un sacramento della antica legge. S. Paolo apertamente e generalmente afferma, che le cerimonie erano elementi poveri, e vuote. Dunque la circoncisione non sembra aver avuta la virtù di cancellare il peccato originale.
Tutti i Padri anteriori a s. Agostino hanno creduto così. È ben vero, che non tutte le proposizioni generali, fuori dello stile metafisico, comprendono necessariamente tutti gli individui del genere o delle specie; ma se la circoncisione, che era l'elemento il più significante nel popolo ebreo, avesse avuto congiunta la grazia di rimettere il peccato di origine; non sembra naturale e retta la proposizione generale dell'Apostolo.
Sembra anzi che chiunque l'avesse pronunciata, avrebbe aggiunto l’eccezione della circoncisione, S. Agostino pensò all'opposto, appoggiandosi al testo della legge: se il maschio non sarà circonciso o sarà sterminato dal suo popolo, perché ha violato il patto, cioè l'alleanza.
Ma l'essere sterminato dal popolo suo, altro non significa necessariamente, se non che non sarà computato come ebreo, non godrà i privilegi del popolo eletto.
In quei tempi però poteva l'uomo salvarsi anche fuori del popolo ebreo, ma s. Agostino sapeva molto bene, che siccome l'essere ascritto al suo popolo significa l'esser numerato tra i santi, Gen. XXV., così l'essere sterminato dal popolo significa l'essere separato da santi.
(Fonte: Ab. Berger, Clemente Biagi, pubblicato in Venezia nell’anno 1828)