LA SCIENZA E I VANGELI
Ogni conquista clamorosa della scienza, a prima vista,
pare che metta in seria preoccupazione il rapporto di costante parallelismo del binomio scienza-fede.
Uno scossone che mira a scardinare queste radici ben
salde si determina ad ogni svolta del progresso, particolarmente quando non si sono ancora bene circoscritti i
limiti e l’entità delle nuove scoperte: l’euforia dei primi
momenti fa ripetere per l’ennesima volta il : « non serviam »•.
Ma, quando i primi entusiasmi ed i primi bollenti spiriti
si calmano e possiamo guardare e considerare con occhio
sereno e obbiettivo, riconosciamo ancora una volta che
gli slanci del primo momento furono un vano tentativo di
ribellione all’ordine naturale e divino.
Perciò ancora oggi, con tutto il bagaglio non indifferente
di nuove conoscenze biologiche, lo studio del Vangelo e
degli atti degli Apostoli può interessare lo scienziato,
che anzi può fornire un valido contributo interpretativo
e critico.
Pertanto il biologo può mettere in attività tutte le sue
conoscenze biologiche per confermare, anche dal iato scientifico, la veridicità dei sacri testi.
edicati con entusiasmo
I)a parecchi anni ormai clinici e biologi pun si sono
tale indagine e con somma
innanzi tutto il biologo si e accinto a far cadere
l’ultimo velo di dubbio sul valore dei miracoli ricordati
nei quattro Vangeli, perchè questi fatti meravigliosi, verificatisi fuori dell’ordine della natura creata, rispondono a tutti i requisiti medico-biologici, nonostante il lungo
cammino che in venti secoli ha compiuto la scienza.
L’esame critico dei biologi si è rivolto anche sul fisico
di Gesù.
Per quanto non ci sia urgente bisogno di dimostrare
la vera esistenza della natura umana di Cristo, perchè
finora nessun avversario l’ha messa in dubbio, pure moltissimi passi dei Vangeli si prestano a ricostruire, con
tutta attendibilità, la figura somatica dell’Uomo-Dio e
soddisfazione vanno constatando l’esattezza di dicitura
e contenuto che convalida in pieno, al lume delle moderne
conquiste, dal lato medico biologico, quanto si era creduto per fede.
tutto (pianto si riferisce all'attività fisica, allo sviluppo
dalla nascita alla morte in croce, alla sua resurrezione.
on credo che questa acuta disamina l'accia cadere
in un esaltazione antropomorfìstica, anzi ritengo che l’ausilio delle scienze medico-biologiche sia più convincente,
sotto alcuni aspetti, per la dimostrazione del mistero
dell’Uomo-Dio.
E’ opportuno sotto questo punto di vista tener presente
quanto finora è stato detto e con serenità vagliarne il
valore senza lasciarsi trascinare a illazioni, che addirittura compromettono una sana interpretazione del
mistero.
Gesù è nato da Donna vergine: (pianto al suo concepimento troviamo la spiegazione dell’Angelo alla Madonna:
« Lo Spirito Santo discenderli su te e la potenza dell’Altissimo ti ricoprirà della sua ombra ».
Orbene non si può da questo dedurre che la generazione si sia determinata per una via partenogenetica
degradante, ovverosia che il corpo umano di Cristo deriverebbe unicamente dalla cellula uovo.
Ma come dobbiamo intendere : « L’Altissimo ricoprirà
della sua ombra la Vergine Maria»? E’ un’interpretazione
teologica dei Vangeli che, credo, non tocchi al biologo indagare, perchè intimamente unita al mistero dell’unione
prodigiosa della natura umana e divina nell’unica persona
di Cristo. Ben altro può e deve indagare il biologo in
merito all’esame fisico della figura del Figlio di Dio.
La nascita, la vita, la morte del Cristo si svolgono secondo le leggi della natura umana e non c’è alcuna ragione
che autorizzi un’argomentazione diversa: Gesù Cristo appena. nato, nei primi otto giorni, fu sottoposto alla circoncisione in omaggio alle leggi igieniche ebraiche e subì
tale rito versando del sangue e soffrendo nella sua natura umana. Crebbe e si sviluppò nella persona secondo
le leggi fisiologiche : tanto ci conferma sinteticamente
S. Luca, che un biologo molto competente, L. Gedda,
chiama oltre che medico anche costituzionalista per la
sua estrema precisione terminologica, che può competere
con la terminologia moderna.
E lo sviluppo corporeo procedette dunque come di norma
senza il minimo indizio di anomalia o possibilità di evasione a tutte le leggi che presiedono la vita umana.
Per cui ritengo alquanto ardita quella supposizione
che il Cristo-Gesù sia stato esonerato dai fenomeni puberali, solo perchè alla natura umana in Lui si univa la
natura divina.
La Chiesa canta nel Simbolo di fede, durante la messa,
che: «il Figlio di Dio per noi uomini e per la salvezza
nostra discese dal cielo e s’incarnò nel seno purissimo
di Maria Vergine per opera dello Spirito Santo, facendosi così uomo ».
Era cioè necessario che al peccato di un uomo un a Ilio
tutto (pianto si riferisce all'attività fisica, allo sviluppo
dalla nascita alla morte in croce, alla sua resurrezione.
Uomo rimediasse, conoscendo da vicino tutta la fragilità
della natura umana, che aveva allontanato i progenitori
da Dio creatore.
Mi sembra poi del tutto arbitrano pensare che Gesù
abbia voluto esimersi da questi particolari sessuali così
essenziali e significativi nella vita di un essere.
Infatti numerose circostante, citate nei Vangeli, mettono
in evidenza la completezza fìsica in tutti i suoi epifenomeni.
Cristo Gesù si sobbarcò al lavoro manuale, alla fatica più
snervante, nella vita nascosta della povera casa di Nazareth, alternando il lavoro con la preghiera. Nella vita
pubblica a trenta anni, quando lo sviluppo fìsico si ritiene
completo, Egli affrontò tutti i disagi che imponeva una
vita di predicazione da un paese all’altro, sopportando
la stanchezza fìsica e ogni altro inconveniente derivante
dal continuo lavoro di apostolato.
Egli passa sanando e beneficando tutti e per tutti ha
una parola, un segno di predilezione, di protezione, di
aiuto.
Egli come Uomo-Dio conosceva in pieno la natura
umana e poteva comprendere e perdonare ad adultere
e impenitenti ; solo Cristo-Gesù come Uomo poteva sentire il tormento della carne e prodigarsi in favore degli
uomini con i numerosi miracoli e finalmente con la nuova
legge.
Cristo Gesù come uomo affrontò la condanna a morte, la
crocifissione e la morte. La descrizione dei passi evangelici
è fin troppo esplicita e aderente ai fenomeni fisiopatologici
conseguenti alle sofferenze del Cristo dall’orto del Getsemani all’esalazione dell’ultimo respiro sulla croce.
Lo stesso sudor di sangue, la ematidrosi, è un fenomeno
patologico che si verifica in caso di grave perturbamento
del sistema nervoso: e Cristo, già sfinito dalla conoscenza
della condanna a morte e turbato al massimo dal pensiero così tremendo, si getta con la faccia nella polvere
e rimane raccolto nella preghiera.
Qui la natura umana domina tutta la dolorosa passione e morte: Cristo muore da uomo: lo stato psichico
e le conseguenze fisiche sono immancabilmente e squisitamente umani.
Dopo tre giorni dalla dolorosa passione e morte Gesù
compì il miracolo dei miracoli: la sua resurrezione.
Questa è senza dubbio il miracolo meno attaccabile.
Cristo è risorto con quel corpo su cui si notano le soluzioni di continuo per le numerose ferite subite; si presenta
agli Apostoli e da uno di essi, ancora incredulo, fa introdurre le dita nelle piaghe stesse per tranquillizzarlo.
Poiché i documenti evangelici sono veri e autentici,
come è stato dimostrato in sede storica, il miracolo della
resurrezione di Cristo è il più strabiliante, perchè ha confuso e confonderà indubitatamente le generazioni umane,
qualunque potrà essere la conquista nel campo medicobiologico.
Cristo è morto realmente dopo le lunghe e sfibranti torture della passione: tanto è vero che Longino, che voleva
eseguire l’ordine di fratturare le tibie, per abbreviare
l’agonia dei crocifìssi, visto che Gesù era già morto, lanciò
la punta della lancia nell’ipocondrio destro, dal basso verso
l’alto e da destra verso sinistra e dalla ferita prodotta
fuoriuscì sangue ed acqua; cioè dalla cavità pericardica
aperta venne fuori del sangue e del liquido secreto proprio
da quella sierosa.
Non morte apparente è dunque quella di Cristo, ma
morte fin troppo reale, perchè un corpo anche robusto e
gagliardo non poteva non soggiacere a tante torture nè,
d’altra parto così estenuato e mal conciato, avrebbe potuto da solo rimuovere il grosso macigno di chiusura alla
tomba e darsi alla fuga. Cristo è risorto da morte reale
per virtù soprannaturale, infrangendo tutte le leggi della
vita e della morte, e rimane unico esempio nella storia
di tutti i tempi quale miracolo che sfiderà le scoperte
scientifiche.
Carrel e altri scienziati ci hanno insegnato la sopravvivenza dei tessuti e delle cellule separate da circa quaranta
anni. Gli ultimi progressi della istochimica e biochimica
cellulare sono giunti a mettere insieme delle sostanze
formanti delle false cellule, che possono simulare dei
movimenti pseudopodici, ma non più di questo; non manifestano vera vitalità nè alcuna possibilità di generazione.
Anche i più delicati interventi chirurgici sul cuore e
tutti i tentativi di reviviscenza sono rimasti per ora solo
tentativi, perchè la reviviscenza è stata solo per poche
ore.
La terapia intracardiaca e una nuova terapia di pronto
soccorso, fondata su stimoli provocati dall’immissione di
sangue ossigenato in alcuni distretti cefalici per via endoarteriosa, hanno aperto nuovi spiragli al fenomeno della
reviviscenza. Ma una opportuna chiarificazione e una
esatta interpretazione delle possibilità raggiungibili circoscriveranno sempre più l’euforia determinatasi nei primi
casi.
La reviviscenza poi è un fenomeno molto lontano e
nettamente distinto dalla resurrezione, anche se grossolanamente si ha l’impressione che un coipo riacquisti in
ambedue i casi la vita.
Nella reviviscenza la vita non si è spenta, ma è ridotta
al minimo di espressione fenomenica : difatti nessuna
lesione anatomo-patologica irreversibile ha tempo d’instaurarsi, altrimenti sarebbe la morte e l’inizio dei processi tanatologie! prima micro e poi macroscopici. La resurrezione invece è chiaro ritorno alla vita, quando i
fenomeni degenerativi e putrefattivi si sono già iniziati
in modo evidente e inconfutabile. La chemioterapia e l’antibioticoterapia inoltre hanno
accelerato il periodo di guarigione di molte malattie; ma
alla guarigione clinica noti corrisponde una altrettanto rapida guarigione anatomica, perchè il processo istopatologico segue il decorso suo solito. Nel caso dei miracoli
invece si supera la natura in pieno, perchè il miracolo,
per essere tale, risponderà a un effetto sensibile, straordinario, che deve essere riferito a Dio, come a suo autore.
I na causa reale, dunque, esterna, che faccia impressione
sui sensi e questo effetto sensibile che non sia conforme
all’ordine costante della natura e alle sue leggi è la conditio sine qua non della inattaccabilità del miracolo.
La scienza potrà scoprire nuove leggi della natura, ma
non potrà agire al di fuori di queste leggi.
II miracolo di Cristo perciò rimarrà sempre un fatto
prodigioso inspiegabile, perchè realizzato al di fuori e al
di sopra delle leggi della natura stessa.
Non vi è quindi alcuna speranza di demolire il valore
dei miracoli, nè tanto meno del miracolo dei miracoli: la
resurrezione di Cristo.
Recentemente da biologi, scienziati, archeologi e tecnici
è stata meglio ricostruita tutta la passione e morte dell’Uomo-Dio su di un documento, che, se non ha goduto
finora defila piena autenticità e veridicità, certo di gran
lunga si avvicina a questi requisiti, che facilmente gli
saranno riconosciuti.
Intendo riferirmi alla Santa Sindone di Torino. Questo
prezioso cimelio, testimone delle sofferenze di Cristo, è
stato solo dal 1898 studiato ed apprezzato nel suo giusto
valore intrinseco.
Si tratta di quel medesimo sudario acquistato da Giuseppe d’Arimatea e Nicodemo, per comporre il corpo martoriato di Cristo e ritrovato da Pietro e Giovanni ripiegato
nel sepolcro, mentre il Corpo del Maestro era già resuscitato.
Del sudario si parla di nuovo quando l’imperatrice
d’oriente, Pulcheria (399-453), eresse un tempio a Bisanzio
a S. Maria di Blachernes e in esso raccolse tutti i lini
serviti alla sepoltura del Redentore, fin allora conservati
dall’imperatrice Eudossia.
Nel 1204, durante la IV Crociata, Ottone della Roche
s’impadronì del sacro lenzuolo e lo mandò al padre nella
Franca Contea. Dopo lunghe peregrinazioni, tutte ricostruite e controllate da documenti storici, troviamo nel
1452 la S. Sindone donata per parte della moglie a Lodovico I duca di Savoia. Nel 1532, in seguito all’incendio
della cappella de Chambery, fu riparata dalle Clarisse e
in tale occasione un Legato pontifìcio, inviato espressaniente, fece un’inchiesta e dichiarò la Sindone autentica
e sacra.
Nel 1578 S. Carlo Borromeo volle recarsi a piedi a
venerare la Sindone, e il Conte Emanuele Filiberto fe traspollare la Sindone a Torino nella cappella ducale.
Essa nel 1694 fu definitivamente collocata sopra l’abside del
Duomo di Torino, dove tuttora si conserva.
La Sindone è una pezza di tela di lino lunga m. 4,36 e
larga 1,10.
Per la prima volta fu fotografata nel 1898 e con grande
sorpresa l’avv. Secondo Pia, fotografo dilettante, sviluppava la lastra negativa e riproduceva l’immagine positiva
di Gesù.
Alle prove archeologiche e storiche si aggiungeva la
scienza che scopriva il vero valore della S. Sindone.
Da allora anche i biologi hanno tentato, con successo,
di spiegare il fenomeno naturale dell’impressione riscontrata in essa e sono riusciti con esperimenti su cadaveri
a riprodurre immagini similari.
Il costituzionalista poi ha compiuto le sue ricerche antropometriche, per ricavare dati somatici, per cui solo adesso
possiamo controbattere le false supposizioni dei primi
secoli della Chiesa, che parlavano di Cristo deforme nell’aspetto e piccolo di statura.
I vari Autori hanno studiato a fondo la S. Sindone e
insieme con altri elementi tecnici hanno concluso che la
Sindone di Torino è quella autentica, non confondibile
con le false, tipo quella che si conserva nel duomo di
Bitonto (Bari).
Sulla Sindone di Torino si può ricostruire dunque minuziosamente quale sia stata la dolorosa passione di Cristo,
in tutti i particolari rilevabili con un’accurata perizia
medico-legale.
E’ stato un vero fiorire di ricerche che in questo cinquantennio hanno interessato le varie scuole italiane ed estere
ai fini di portare un contributo sperimentale all’interpretazione del sacro lino.
Senonchè nel fervore d’indagare si è perduto di mira
i limiti che s’imponevano alla ricerca e si è sconfinato
fuori l’ambito peritale.
Se ricordiamo che la perizia è un parere motivato di
tecnici o come dice Cazzaniga: «uno speciale mezzo di
prova e consiste in un giudizio tecnico sopra fatti per la
constatazione e valutazione dei quali occorrono particolari
conoscenze scientifiche e capacità pratiche », ci accorgiamo
che non tutte le ricerche hanno conseguito questa meta,
anzi molte ci appariranno vere prevaricazioni scientifiche.
Nella prassi il perito si attiene a discutere e a provare
dal lato tecnico quello che realmente può interessare da
vicino il fatto oggetto di perizia : ora i cultori della Sindone hanno più o meno scientemente assunto la veste di
periti, anche se non permeati della metodologia peritale
la più idonea.
La mancanza di tale indirizzo ha messo fuori strada
molti di questi studiosi, i quali hanno voluto dimostrare
fenomeni e fatti, che un documento come la Sindone non
poteva esprimere su una sola pagina, composta sia pure
di molti strati tanto preziosi per quanto microscopici.
Pertanto molte ricerche, che dal lato strettamente sperimentale e scientifico dimostrano la perspicacia degli
Autori, in tale occasione sono divenute* un ingombrante
materiale di studio per chi con speditezza e chiarezza
di vedute vuole arrivare alle conclusioni.
11 cattedratico P. Scotti, salesiano, in un articolo del
12 aprile 1939 Sull’Osservatore Romano in preparazione
del Congresso sindonologico del maggio 1939 a Torino,
sosteneva con ragion veduta che: «11 problema della Sindone è in realtà un problema medico-legale. Il metodo
positivo della ricostruzione degli elementi del delitto, in
base ad alcuni spesso scarsi indizi è proprio quello che nel
caso meglio soccorre ad interpretare il meccanismo di produzione delle impronte riscontrabili sul sacro lenzuolo
torinese. Molti dati anatomici fisiologici, chimici e fìsici
riuniti ad unità, a sintesi, intorno al documento che ci si
presenta, sono necessari per bene spiegare il singolare
documento in esame: documento che dopo tutto testimonia
precisamente un delitto compiuto sulla terra, il deicidio
consumatosi in Gerusalemme, per la redenzione del
mondo ».
La critica anche in campo biologico richiede molta obiettività e nel campo specifico il metodo peritale impone una
rigorosità d’impostazione dei problemi, altrimenti si rischia
di sbandare paurosamente fuori strada.
1 Vangeli sono una fonte inesauribile di studio di avvenimenti di natura medico-biologica, ma per una valutazione
critica occorre procedere con metodo medico-legale, perchè
se ne possa ricostruire dopo venti secoli l’importanza dei
fenomeni in essi esposti.
Sono testi che hanno, oltre tutto, un valore inestimabile
dal lato umano per tutte le branche dello scibile, ma
posseggono un valore particolare per le branche medicobiologiche, per la descrizione dei miracoli interessanti
l’ordine della vita umana.
La forza dei miracoli biologici sosterrà ancora la fede
di quanti tentennano di fronte ai miracoli meno apprezzabili sensibilmente in altri campi della natura !
Estratto da MINERVA MEDICA
Anno XLV - Voi. I - 1954