gli Dei all'esposizione universale - Luigi Albano

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GLI DEI ALL'ESPOSIZIONE UNIVERSALE

Un proverbio latino dice: — Ab Jove principiun, ed  è presso a poco il suo corrispondente italiano: — Non si comincia ben se non da Dio.

Noi ci siamo permesso di far appunto l'opposto di ciò che impone questo proverbio, e dopo aver parlato delle arti, delle scienze, delle industrie, di tutto insomma, ora che l'Esposizione universale è terminata, veniamo a parlare da ultimo dell'esposizione degli Dèi.

— Come! gli Dèi all'Esposizione? — Sicuro: e questa curiosa esposizione si dovè ai missionari protestanti.

Essi fecero costrurre nel parco un piccolo edifizio in cui furono raccolti gli idoli di tutto il mondo. Nè andate a credere che usassero qualche parzialità nella scelta di questi deputati dell'Olimpo universale; no: vi furono ammesse tutte le classi: Dii majores, dii minore e plebs divina.

Ne risultò quindi una interessantissima collezione etnografica, la quale, benché un poco confusa, ha rivelato tuttavia preziosi documenti sui costumi e sulle superstizioni infinite degli abitanti delle varie parti del mondo, eccettuata, ben inteso, l'Europa.

Da questa esposizione si scorgeva che i vari popoli ammettono un sol culto principale: il terrore.

Alcuni di essi implorano divinità implacabili come l'indiana Kaali, rappresentata in verde; una specie di mostro livido, che lascia pendere dalla bocca una lingua avida di sangue, il cui capo è ornato di viscere umane a guisa di capelli, mentre coi piedi calpesta un cadavere imputridito.

Altri, nella Polinesia, adorano feticci in legno, orribili, osceni, dalla bocca aperta, dal naso adunco; innanzi ad essi accendono bracieri sui quali arrostiscono le carni di un prigioniero di guerra o di una vittima assassinata a tradimento.

Come si vede, per placare tutte queste divinità occorre sempre il sangue.

Allorquando poi questi idoli non sono terribili, essi ci appajono ridicoli.

Nelle isole Tenga per esempio, adorasi il dente di un gran fossile il quale, secondo un'antica tradizione proviene dalla mascella del dio Kaba-Vala, ucciso dal dio Maiti, che gli aveva rapito una scodella di minestra.

Nella Nuova Zelanda e nella Nuova Caledonia, come in tutte le isole dell'Oceania, esiste una mitologia assai complicata, la quale sembra avere origine dalla religione indostana.

In quei paesi è generale credenza che vi hanno esseri soprannaturali, che reggono a loro piacimento gli elementi, e che si compongono di un dato numero di mortali, diventati spiriti dopo la loro morte.

Di questi citerò il feroce Tis, il quale è causa di tutte le malattie; Tupa che solleva le tempeste nei mari più placidi; Tikike-Atue, il cui busto collocato sopra le navi le preserva dai naufragi; Kaili, che permette di sorprendere e di uccidere a tradimento e senza pericolo il proprio nemico.

Nell'Oceania trovatisi idoli d'ogni fatta e d'ogni conio, in legno, in spine, in silice, in penne, in piume, in osso.

Uno dei più strani è senza dubbio il genio Tongaron d'Emio; esso consiste in una pietra piatta e liscia: lo stregone che la possedeva pretendeva farla tornare al lido dopo di averla gittata nel mare.

Durante molti secoli tutto andò a meraviglia; ma giunse finalmente il di in cui un capitano della marina inglese, il quale aveva assistito a questo preteso miracolo, s'accorse che esso era puramente l'effetto dell'abilità dello stregone, il quale, da ottimo prestigiatore scagliava la pietra in modo da farla retrocedere.

Il Bosco oceanico, vedendo smascherata la sua impostura, chinò il capo e abbandonò sul suolo la famosa pietra, la quale raccolta dal Capitano, oggi figura all'Esposizione.

L' Africa non possiede Dei; essa conosce soltanto i feticci che chiama grisgris, i quali operano ogni sorta di miracoli e rappresentano sempre l'immagine del pericolo che si vuole allontanare.

Una statuetta in legno raggrinzita, che colle mani si tiene il ventre è destinata a guarire le dissenterie! Si ricorre a figure di uomo o di donna, lunghe, scarne, di cui nulla indica il sesso, per combattere la sterilità.

L'immagine di una pantera preserva gli uomini dalle belve, e quella di una nave, dalla schiavitù. Il tamburo occupa un posto importante nelle operazioni magiche di tutte le popolazioni selvagge.

In America si ammette per articolo di fede che il mondo fu creato da una divinità per nome Atahocam, e che un altro Dio, Messou, fa continuamente le necessarie riparazioni a questo vecchio mondo.

Un di, Messou stava cacciando con linci invece di cani, e tutto ad ùn tratto questi animali scompaiono in un lago, in tondo al quale avevano veduto un cinghiale.

Il Dio cercava ovunque le sué linci allorquando un uccello lo avvertì ch'esse erano scomparsi nelle onde del lago.

Messou ti si getta per ritrovarle, ma tosto le acque straripano con tanta violenza che sommersero tutta la terra, distruggendo la specie umana.

Messou, che era immortale, incaricò un sorcio di recargli un poco di creta colla quale ricostrusse il nostro pianeta.

Ecco una tradizione del diluvio rimasta in quella America, che noi conosciamo soltanto da quattro secoli.

Un altro giorno lo stesso Messou offerse ad un Indiano il dono dell'immortalità, rinchiuso in una scatola d'oro, a condizione però ch'egli non dovesse mai aprirla.

Ma la moglie dello Indiano, spinta dalla curiosità, non potè resistere alla tentazione di conoscere ciò che conteneva quel talismano; essa aprì la scatola e da quel di tutti gli uomini vanno soggetti alla morte.

Non trovate una grande rassomiglianza fra questa favola e quella della Pandora dei Greci?

In mezzo alle popolazioni selvagge si ritrovano di tempo in tempo alcune usanze veramente commoventi.

Per esempio nell'Africa Meridionale, le madri private de' loro figliuoli, s'piazzano con un bamboccio che mettono sotto la protezione di una divinità qualunque.

Quelle donne inconsolabili prodigano tutte le loro cure e carezze a questa nuova specie di feticci; esse fanno mostra di allattare il bamboccio, di addormentarlo cantando; quando viaggiano lo portano seco e non prendono mai cibo senza prima offrirne a quella figura informe la quale consiste soltanto in un pezzo di legno avviluppato in pochi cenci.

I selvaggi si mostrano oltremodo avidi di conoscere l'avvenire.

I Bassutos interrogano una specie di rosario composto di pezzetti di gomma vegetale.

A Taiti si scuole una statuetta del dio Toaroo, nel cui ventre trovansi cinque o sei feticci d'avorio e dal rumore che producono si può presagire il futuro.

Nella Nuova Zelanda si ottiene lo stesso risultato, gittando in aria un bastoncino adorno di piume e di capelli.

A Samoa si conosce l'avvenire interrogando le bizzarre forme del fumo di una pipa.

A Monreale e nella Lapponia si interroga il suono del tamburino.

Le missioni protestanti, rappresentate all'Esposizione universale, sono in numero di dodici.

Cinque appartengono all'Inghilterra, tre all'America, una all'Olanda una alla Svizzera, una alla Danimarca ed una alla Francia.

Esse contano non meno di seimila missionari i quali distribuiscono la Bibbia ed il Vangelo in ogni paese del Mondo.

Posseggono pure vari giornali fra i quali citerò il Lesutho che si slampa a Lesutho in mezzo ai Bassutos.

(estratto in ortografia originale dal Giornale Popolare Illustrato, anno IV 1867)

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