La Nascita
Presso di noi la donna prena (gravida), e specialmente quella di primo parto, stimavasi quasi inviolabile e sacra persona, ed in questo sentimento popolare si racchiudeva l'istinto di una provvidenza naturale e di una tenerezza schietta ed espressiva, che meglio giovava all'interesse civile e sociale.
Guai se qualcuno avesse ardito di alzare la voce o la mano ad ingiuriare e percuotere la donna gravida, chè tutti lo avrebbero regalato di male parole e di urtoni.
In ogni luogo alla donna gravida si usavano riguardi.
Nelle case, nei forni, nelle chiese ed in ogni sito le si faceva censo (posto); le si offriva qualsiasi cibo o ghiottornia, che vedesse, a provare, temendosi che non venisse a lei ed al feto danno o segno pe vulio (voglia puerperina), così facile ad aversi in quello stato.
Tale affettuosa e delicatissima usanza di riguardi era così sentita, che si faceva anche con la donna gravida, con cui non si aveva alcun vincolo di parentela, di amicizia o di vicinato.
Conseguenze di questi vulii (voglie) si credevano i segni, allorchè gl'infanti nascevano, portando sulla pelle macchiette o nei che rivelavano i golosi desiderii della madre nello stato di gravidanza.
Si ricordavano fanciulli che avevano sulla pelle il segno della mora, della fragola, di un pizzico di rucculu (focaccia all'olio), o di altra qualsiasi cosa; e fanciulli che fra i capelli avevano un ciuffo bianco che pareva la voglia o il segno della ricotta.
Nel Vico Portamendola viveva un contadino che aveva la metà della faccia a colore di vino, e dieevasi che era nato così, perchè la madre nella sua gravidanza vide, o sentì la voglia del mosto, e potette per inavvertenza portarsi la mano sulla faccia per asciugarsi il sudore e per distrarsi dal vulio (voglia).
Qualche volta la donna gravida doveva, la poverina, ubbidire a strane costumanze, come quando la si obbligava a baciare la lepre sotto la coda, perchè non le nascesse il bimbo col muso spaccato.
Allorchè la donna si sgravava, accorrevano le parenti e le vicine ad aiutare la puerpera, ed ognuna diceva la sua, e si novellava sui segni e la forma della gravidanza, dai quali, a sentir quelle chiacchierine, ben s'indovinava il sesso del parto.
Tale costume di sollecitudine e di riguardi perdeva un po' di tenerezza per le donne che contavano parecchi parti, e talvolta avveniva che si vedesse tornare dalla campagna qualche donna contadina, che gravida portava posanti fasci di sarmenti sulla testa; e se mai avesse trovato ragioni per rifiutarsi al duro peso, poteva guadagnarsi dal rozzo marito anche una punta di scarpone ind digli (nei fianchi), o qualche pugno sulle spalle.
Figliata, cioè messo alla luce felicemente il parto, subito si mandava una fantesca o qualche persona del vicinato, a dare, festosa, alle parenti e alle comari la lieta nuova, e quella l'annunziava, dicendo:
"Prisciarivenn che Maria Gerarda, per esempio, ha fatt' nu bell' piccininn', o na bella piccininna"
(Rallegratevi, consolatevi che Maria Gerarda ha partorito un bel bambino, o una bella bambina).
Ed allora parenti, comari ed amiche mandavano ad offrire alla puerpera uno o più paia di piccioni, o altra cosa, da servire pel brodo e altri bisogni, e nella casa di lei era un via-vai di persone che andavano a far visita e congratularsi; e gente che assisteva la madre nei suoi desiderii, o fasciava ed assisteva il bambino che vagiva.
Quando nasceva femmina, si faceva un pò il muso, in segno di dispiacenza e di dolore, predominando la credenza che col maschio nascesse l'augurio, e con la femmina il duolo, sopra tutto nei primi parti; o quindi le espressioni: quando nasce la femmina, nasce lu ducculu (il duolo); ovvero: nasce prima lu ducculu (duolo), e poi la femmina — per indicare che la nascita di una bambina portava seco più gravi pensieri per la famiglia, imperocchè la donna sin dal primo momento della vita va soggetta a maggiori cure ed a mille fastidii, di che l'uomo non ha bisogno.
Peggio poi quando s'avea femmina, e la madre soffriva nel parto, donde venne il detto:
"figlia femmina e mala nottata!"
E quasi ad accrescere le esagerazioni di tali pregiudizi, si credeva che le bambine fossero più piagnolose e moleste che non fossero i maschi.
Oggi si è introdotto presso di noi la moda di fare queste partecipazioni con biglietti eleganti, o di non farne addirittura:, avvicendandosi così la moda col cinismo; ina la nuova usanza ha tolto quella freschezza o spontaneità di affetto in questa ed in altre solenni e caratlerisliche circostanze della vita, perchè non si può avere tutto in una volta, e la voluta civiltà dirozzando, apporta spesso un pò di finzione e di freddezza che appanna ed isterelisce l'ingenua e sincera espansione del nostro cuore.
Fra le tante espressioni nel designare la bellezza e robustezza di un bambino, ricordo queste:
•Ha fatt' nu fiore di piccininn' (bambino);
•è na gioia di piccininna;
•pare nu gincone (pare un giovencone);
•si lu viri, è nu giante! (se lo vedi è un gigante)! .
In queste frasi non manca di certo la vivezza delle immagini, se mai non si trovi una delicatezza studiata e peregrina!