Capitano Garrucciù - Luigi Albano

LUIGI
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Il Capitano Garrucciù

Il secondo battaglione dei cacciatori sardi mandato a Sommacampagna per rinforzare la divisione del duca di Genova, si segnalò in quel giorno per singolare valore.

Abbisognava rendersi padrone del castello cinto da una forte muraglia dell'altezza di cinque metri incirca, attorno della quale erano praticate delle aperture in guisa di feritoie.

Il capitano Garrucciù alla testa dell'ottava compagnia e di un pelottone della settima, s'avvicinò al muro, ed essendo montato sulle spalle di alcuni suoi cacciatori, pervenne così ad oltrepassare l'altezza della cinta, scaricando sul nemico, che vi stava racchiuso, tanti colpi quanti fucili gli erano trasmessi da suoi soldati, nel mentre che, non lungi da colà, altri cacciatori tentavano aprire una breccia nel muro.

La breccia essendo stata aperta, e malgrado la vivacità del fuoco che gli Austriaci dirigevano verso quell'apertura, il capitano Garrucciù vi si slanciò il primo dentro, seguito dai suoi uffiziali e dalla compagnia; dopo mezz'ora d'un combattimento corpo a corpo nell'interno della cinta del castello, il capitano Garrucciù colpito da una palla nella testa, non cessò di combattere e di animare i suoi soldati; ma infine avendo ricevuto un violento colpo di baionetta nella coscia, fu costretto cedere il comando al suo luogotenente, il quale, secondato dal valore straordinario degli uffiziali e dei soldati, potè terminare gloriosamente questa orribile lotta, facendo duecento prigionieri, nel numero dei quali vi furono sette uffiziali.



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