(1) La leggenda dei “Settanta” attribuisce la versione greca a un unico momento e al lavoro di 72 dotti ebrei palestinesi chiamati ad Alessandria dal re Tolomeo II. Secondo la leggenda i 72 dotti dedicarono alla traduzione del testo, ciascuno per suo conto, per 72 giorni e alla fine il testo risultò uguale per tutti. Questo fu necessario perché come tutti sanno la Bibbia come tutti sanno era scritta in ebraico con parti in aramaico, pur essendo il greco entrato nell'uso comune degli Ebrei. Questa traduzione ha largamente influenzato la tradizione cristiana, tanto che cattolici e gli ortodossi accettano nel canone biblico anche i testi della traduzione dei Settanta non entrati nel canone ebraico.
(2) Vi è una grande variabilità nel nome degli arcangeli anzitutto perché i nomi non sono perfettamente uguali nemmeno nei diversi antichi manoscritti di una stessa opera ed inoltre perché i traduttori vocalizzano l'ebraico (che scrive solo le consonanti) in modo diverso e più adatto alla fonetica della propria lingua. Il più antico riferimento al sistema dei sette arcangeli compare nel cap. XX del Libro di Enoch (l'Enoch Etiope), dove vengono chiamati Michele, Gabriele, Raffaele, Uriele, Raguel, Zerachiel (o Saraqael) e Remiel. I primi quattro nomi sono invariati in tutte le elencazioni fatte in seguito da altri testi angelologici. Gli ultimi tre, invece, hanno spesso nomi diversi. Secoli dopo, Pseudo-Dionigi li denomina Camael, Jophiel e Zadkiel (o Hesediel). Papa Gregorio I (540-604) li identifica come Simiel, Orifiel, e Zachariel. Nel frattempo in Oriente la chiesa ortodossa aveva adottato i nomi: Barachiel, Jehudiel, Salathiel. Solo nel XVI secolo anche la chiesa cattolica scelse questi stessi nomi, anche se con lievi variazioni ortografiche (fonte Wikipedia).